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Recensione: Dodici ricordi e un segreto di Enrica Tesio (Ediz. Bompiani, 2017).


"Vuoi essere l'addetta al ricordo, bambina mia?" Attilio, il nonno che è stato per lei un padre, fa ad Aura questa richiesta sconcertante: non assistere alla malattia che divorerà la mia mente, ricordami nel pieno della vita. Aura è una ragazza speciale, ha il nistagmo - disturbo che fa muovere le pupille incessantemente e che le è valso il soprannome di Signorina Occhipazzi - e davvero il suo sguardo è sempre rivolto a qualcosa di diverso da quello che vedono gli altri, come alla ricerca di un dettaglio che eternamente le sfugge. Ma proprio per questo Aura è coraggiosa, sa stare sola, sa che gli uomini spesso guardano solo la superficie delle cose: così accetta la sfida e parte per un paese lontano. Quando però, al suo ritorno, scopre che Attilio è stato di parola e si è recluso in una casa di riposo, Aura capisce di non voler rispettare il patto e comincia a cercare il nonno ovunque: nei messaggi che lui ha seminato dietro di sé come sassolini bianchi nel bosco, nella memoria di chi gli ha voluto bene, nei propri ricordi e in quelli di sua madre Isabella, inadeguata all'amore eppure caparbiamente ostinata a cercarlo, sempre troppo "leggera" ma forse per questo capace di rialzarsi quando cade. E' così che Aura raccoglie frammenti dell'esistenza del nonno ma anche di quelle dei molti personaggi che popolano il romanzo: "cocci" di vite autentiche, spesso dolenti, irrisolte ma capaci di incastrarsi le une con le altre in maniera sorprendente.

Qualche mese fa, su consiglio di Stefania del blog Due Lettrici quasi perfette, ho letto il primo romanzo di Enrica Tesio, La verità, vi spiego, sull'amore (qui la recensione), un libro che mi ha spinta fuori dalla mia comfort zone, cogliendomi di sorpresa con il suo umorismo travolgente e una storia leggera ma godibilissima. 

Oggi, pochi giorni dopo aver terminato Dodici ricordi e un segreto, ultima fatica dell'autrice piemontese, non posso che confermare la mia prima impressione: Enrica Tesio ha una penna felice, dotata di sensibilità e ironia, in grado di tratteggiare personaggi buffi, particolari, qualche volta un po' sopra le righe, ai quali è però facile affezionarsi. Nei suoi romanzi, in qualche modo, ci si sente a casa. 

Dodici ricordi e un segreto non ha il tono leggero e spensierato de La verità, vi spiego, sull'amore, è un romanzo dolce amaro che tocca temi spinosi: la malattia, la vecchiaia, la diversità, la genitorialità, e lo fa attraverso la storia di una famiglia allargata, strampalata e tutt'altro che tradizionale, che trova, pagina dopo pagina, la ricetta, se non proprio della felicità, sicuramente dell'accettazione dei propri limiti e segreti, e della serena convivenza. 

“Vorrei che le cose per noi rimanessero quelle di sempre, che restassimo un accrocco improbabile di gente che fatica a star troppo vicina ma ancor di più a stare troppo lontana. Una famiglia, insomma”. 

Attilio, il nonno saldo come una roccia, ma lentamente divorato da una malattia che gli sta rubando i ricordi, e con loro la propria identità e dignità; Aura, l'amata nipote, bella e solitaria, che guarda il mondo attraverso un paio di occhi ribelli, affetti da un disturbo che le è valso il soprannome di Signorina Occhipazzi; Isabella, la mamma inadeguata e inaffidabile, sempre in cerca dell'amore e dell'approvazione degli uomini.  E poi Guglielmo, il migliore amico, un po' fratello, un po' padre, un po' confidente, Tomaso il ragazzo viziato, ma tutto da scoprire, e gli ospiti del centro per diversamente abili La Tregua. Eccoli, i nostri protagonisti: un'armata Brancaleone capace di unire le forze e divenire famiglia, appunto, tra ricordi da collezionare e conservare e segreti da portare alla luce. Un percorso, soprattutto per Aura, che avrà il sapore dolce amaro di un viaggio nella memoria, alla ricerca delle proprie origini. Perché le nostre radici non vanno mai dimenticate, sono il nostro punto d'inizio, anche se poi scegliamo noi dove e accanto a chi piantarle. 

Dodici ricordi e un segreto è un romanzo malinconico, ma non privo di una certa ironia, è particolare, buffo, ingenuo, a tratti quasi surreale (per situazioni e personaggi), ma così pieno di tenerezza e di comprensione, da coinvolgere anche una vecchia lettrice smaliziata come me.

Genere: un sorriso e una lacrima.
Pagine: 272.
Voto:
 

Commenti

  1. Non mi ero soffermato sulla trama, poi me ne avete parlato quasi tutti all'unisono.
    Era già in lista ma da oggi, dal tuo post, un po' di più. :)

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    1. Le storie della Tesio sono bislacche, un po' naive, eppure, pur vedendone i limiti, mi prendono. Credo potrebbe piacerti!

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  2. Minfa piacere che tu ci abbia ritrovato le emozioni che ho provato io. Per me la Tesio è un po’ un’autrice del cuore, amo molto il suo stile e le storie che racconta e mi rende felice averle regalato un’altra lettrice soddisfatta.
    Baci, Stefi

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    1. Sono felice di aver raccolto, ancora una volta, il tuo suggerimento. Sì, la Tesio si fa amare, con semplicità ti entra nel cuore! Ciao Stefi, grazie!

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  3. Penso che partirò dal primo romanzo che citi per i motivi che ti ho spiegato! ;-)
    Baci lea

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    1. Prova il primo romanzo, allora, sono sicura ti strapperà una risata!

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  4. Della Tesio ho il primo romanzo sul Kobo e credo proprio di iniziare da quello in modo tale da arrivare a questo titolo. Mi hai incuriosita molto!

    Ps: Ho iniziato a leggere "Le assaggiatrici" della Postorino :)

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